sabato 25 marzo 2017

Quei casoni da non abbattere

Il comune di Venezia, di cui Pellestrina fa parte, sta facendo di tutta l'erba un fascio: se sia giusto o no poco importa. Le case comunali costruite negli anni '50 non hanno i ripostigli per i bisogni materiali, così per necessità sono nati i "casoni". Da precisare che il suolo pubblico occupato non è utilizzabile pur volendo in nessun modo, almeno che non vengano impiantati degli alberi. Circa due anni fa sono venute delle persone incaricate dal Comune per smantellarli, accompagnati dai carabinieri per evitare eventuali scontri come fossimo dei delinquenti. Gli stessi carabinieri hanno fotografato l'interno dei casoni per vedere cosa ci fosse dentro. In seguito però tutto è stato sospeso. Circa venti giorni fa il comune ha mandato nuovamente degli addetti per la demolizione che, ci dicono, avverrà il 27 marzo. Ora mi domando: visto lo scarso interesse economico (e ripeto senza dare alcun fastidio al suolo pubblico) il Comune può, con un poco di buon senso, fare un passo indietro? Lasciando le cose come stanno ci sarebbe anche un altro vantaggio economico: il Comune, infatti, ha deciso di demolire quelli esistenti e di costruirne degli altri. Invece, se i casoni fossero lasciati dove sono, le persone di una certa età sarebbero anche più tranquille. 
Gianfranco Vianello San Pietro in Volta

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