venerdì 18 novembre 2016

«Tromba d’aria, promesse ma nessun risarcimento»

Il Comitato dei danneggiati di Pellestrina scrive a Renzi: «Abbiamo affrontato spese per due milioni, dopo sei anni ci dicano se vedremo mai un centesimo» 
 
Dopo tante promesse di aiuti mai ricevuti, e dopo aver pagato di tasca propria i restauri a seguito del passaggio della tromba d'aria che colpì l'isola nell'estate di sei anni fa, i residenti di Pellestrina hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il motivo? Un ultimo tentativo per capire se mai riceveranno i rimborsi.
Il Comitato danneggiati tromba d'aria era nato subito dopo i danni causati dal maltempo del 10 luglio 2010 che scoperchiò case, danneggiò imbarcazioni e automobili, distrusse giardini e solo per un caso non provocò delle vittime. L'ammontare totale dei danni subiti dai privati fu di circa due milioni di euro, e a Pellestrina arrivarono perfino i vertici della Protezione civile con Guido Bertolaso e la sua équipe. Ma dopo sei anni, neppure un centesimo è finito nelle tasche di chi ha dovuto affrontare molte spese. «Ci fa rabbia questa vicenda, perché abbiamo sentito tante promesse che nessuno ha mantenuto», afferma Daniele Scarpa, coordinatore del comitato cittadino che ha scritto a Renzi. «Diciamo che ci sentiamo ”trombati” due volte: prima dalla stessa tromba d'aria che ha colpito le nostre case, poi dallo Stato che di fatto non ha mantenuto le promesse attraverso i suoi uomini. Ci siamo rivolti a Renzi per colmare il vuoto di una politica distratta e latitante, insensibile ai suoi concittadini. In questi giorni a Venezia si ricorda la drammatica vicenda dell'alluvione del 4 novembre 1966, e anche a Pellestrina e San Pietro in Volta si vissero momenti davvero drammatici, ma di tempo ne è passato ormai parecchio e si è fatto molto da allora. Per i danni di questa tromba d'aria invece c'è gente che si è indebitata, convinta che le promesse venissero poi mantenute, invece a Roma si sono evidentemente dimenticati dei pellestrinotti». Sull'isola la rabbia non è mai sopita per come sono andate le cose, e tra chi si è rassegnato e chi lotta ancora. Daniele Scarpa ha chiesto a Renzi che «per poter chiudere definitivamente questa storia, in qualsiasi caso, ci dia una risposta, un segnale almeno per farci
sapere se vale la pena continuare a sperare oppure no. Siamo consapevoli dei drammi avvenuti negli ultimi tempi in Italia con i terremoti, e abbiamo massimo rispetto per le persone che soffrono nel centro Italia. Ma vorremo almeno sapere se a Roma stavolta qualcuno ci terrà in considerazione».

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