sabato 24 agosto 2013

Da Pellestrina agli incendi sul Gargano

Silvano Baseggio e Luca Zanella impegnati per una settimana nella difesa dei boschi 

A caccia di incendi sui pendii del Gargano per conto del Servizio Forestale. Sono due volontari della Protezione civile di Pellestrina, Silvano Baseggio e Luca Zanella, che ieri hanno chiuso la loro esperienza dopo una dura settimana, impegnati nella difesa dei boschi pugliesi dalle fiamme. I due erano scesi in virtù della loro collaborazione con il Servizio Forestale di Treviso, dal momento che hanno grande esperienza nello spegnimento di incendi boschivi lavorando spesso nelle oasi di Lido e Pellestrina. Una esperienza formativa, che li ha visti impegnati in squadra, alternandosi con due colleghi trevigiani lungo quattro differenti percorsi. «Non è stata una passeggiata», spiega Silvano Baseggio. «Mediamente ogni giorno ci siamo trovati davanti 2-3 incendi di varia dimensione. In un caso siamo rimasti impegnati dalle 16 alle 23.30, ed è stato necessario anche l’intervento di un Canadair per il lancio di acqua dal cielo. Ora non so dire se tutti siano stati di natura dolosa, ma c’è una probabilità molto alta. La notte si usciva con le maniche lunghe, faceva freddo, quindi è dura che da soli si possano innescare degli incendi in quelle condizioni specifiche». Con il loro mezzo trasferito da Pellestrina, un Modulo A-B con disponibilità fino a 600 litri di acqua, i due volontari hanno pattugliato ogni giorno un percorso differente, scoprendo nuovi scenari nei quali mettersi alla prova, e facendo utili esperienze da poter poi sfruttare, se necessario, una volta rientrati a Venezia. Baseggio, dipendente dell’ospedale San Camillo, e Zanella, in servizio per una società nell’ambito nautico, sono stati precettati per questo servizio specifico a Vitto sul Gargano, rimanendo ospiti per una settimana della caserma dell’Aeronautica Militare “Iacopo Tenente”. «Le giornate sono trascorse percorrendo a volte anche 200 chilometri alla caccia degli incendi», conclude Silvano Baseggio. «Per me si trattava della seconda esperienza del genere dopo quella vissuta ad Orvieto, la prima invece per il mio collega. Un modo ulteriore per rendersi utili e difendere il patrimonio boschivo del nostro Paese».
Simone Bianchi

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