giovedì 7 marzo 2013

Pellestrina, il disastro: si ferma la pesca

Il futuro si chiama turismo sostenibile. Ittiturismo, piccoli alberghi galleggianti in laguna, spiagge attrezzate. Un’alternativa alla pesca esiste, e qualche imprenditore illuminato dell’isola da anni propone progetti. «Dal 1996», racconta Francesco Ballarin, presidente di una delle due cooperative dell’isola – l’altra è quella di Domenico Borin – «chiedo un’autorizzazione per attrezzare in laguna una piattaforma da adibire a ristorante galleggiante. Niente da fare, nessuno mi ascolta». Eppure, spiega Ballarin, «quale luogo al mondo sarebbe più adatto della laguna a ospitare un turismo di questo tipo?» Acque calme e pericoli inesistente per i bassi fondali, pesce fresco a disposizione. E la possibilità di attirare un turismo «slow», amante dei luoghi naturali e rispettoso dell’ambiente. Secondo filone, l’ospitalità. A Pellestrina e San Pietro in Volta non esistono alberghi. Anche l’attività ricettiva si limita agli affitti di qualche casa privata a chi sceglie per rilassarsi un luogo rimasto lontano dalla modernità. «Ma noi abbiamo pensato a piccoli hotel galleggianti, in barca», continua Ballarin, «siamo a due passi dalla bocca di porto e da Fusina, il ferry boat collega con il Lido, la motonave con Chioggia. La pesca sta morendo, è il momento di pensare a soluzioni di lavoro alternative e adatte a questo ambiente». Un’isola che adesso fa i conti con la crisi della pesca e della cantieristica, fino a pochi anni fa il traino dell’economia cittadina. «Qui vicino passano le navi», conclude Ballarin, «portano ricchezza ma non a noi. Con una piccola tassa potremmo dare servizi all’isola e alla città, a cominciare dalla sanità. Basta volerlo». (a.v.)

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