sabato 14 gennaio 2012

«Non maltrattiamo i nostri animali Sono tutte falsità»

«Una campagna mediatica assurda, denigratoria e senza eguali, che mira a screditare non solo una persona, ma un'intera categoria di lavoratori» Esordisce così Michele Vianello, proprietario di due cani che vivono nel suo casone da pesca; una palafitta, come ce ne sono a decine nella zona lagunare tra Chioggia e Pellestrina. Un'usanza, quella di avere dei cani nei casoni, che risale alla notte dei tempi. Il binomio casone-cane nell'isola è normalità. E risale allo scorso ottobre il clamore nato attorno a questa usanza. Vi sono state decine e decine di denunce da parte di associazioni animaliste esposti, prese di posizione da parte di politici. Persino il tg satirico «Striscia la notizia» vi ha dedicato un servizio. «Non ci stiamo più» continua Vianello «sono state dette enormi falsità: che li lasciamo affamati perché diventino più aggressivi, che affiliamo loro i denti così risultano più feroci. Ma dico, nemmeno per i canili lager è stata messa su tutta sta confusione. E mi sconcerta apprendere che nonostante l'assessore Gianfranco Bettin abbia risposto a un'interrogazione su presunti maltrattamenti che in base a quanto concluso dall'Azienda Sanitaria: «non si sono rivelate condotte penalmente rilevanti e non si sono ravvisate condizioni di maltrattamento animale riferito a cani da attività lavorative», si continui ad infangare una categoria che ha sempre amato e allevato i propri animali con cura e dedizione. La famiglia di pescatori, nella quale sono cresciuto, mi ha instillato valori come il rispetto nei confronti di ogni essere vivente, animale e non. E con i nostri cani c'è sempre stato un legame stretto. Non sono mai stati lasciati senza cibo e acqua. Me ne occupo quotidianamente, e spesso ci porto anche i miei bambini per giocare con loro." E conclude, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa: «Sarebbe opportuno che la classe politica prima di affrontare la questione sentisse chi è coinvolto in prima persona, e andasse a verificare, per dare voce a quanti stanno sopportando le continue maldicenze riportate su stampa e televisione».
      Annalisa Busetto

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