domenica 25 settembre 2011

De Poli, affari d’oro in Olanda

In Italia hanno lasciato senza lavoro decine di operai e tecnici e hanno mandato sul lastrico molte piccole imprese artigiane che lavoravano per loro e hanno ricevuto solo il 15-18 per cento dei loro crediti. Ma in Olanda, proprio poche settimane fa, hanno acquisito una nave spendendo ben 15 milioni di dollari. Si tratta della famiglia De Poli, un tempo titolare degli omonimi cantieri di Pellestrina ora in mano all’Actv. Il ben informato settimanale di shipping e logistica «Ship to Shore», infatti, ha scritto nel suo ultimo numero, senza essere smentito, che la società olandese «De Poli Tankers» ha acquistato l’ennesima chimichera da 14.200 tonellate di nome «Clipper Caribe», alla quale è stato cambiato il nome in «Davino D.» in onore del patron della famiglia di Pellestrina e della società olandese, di cui è amministratore delegato la figlia Chiara. L’informatissimo magazine di settore sostiene anche che la società, controllata dalla «Arcoin Holding», così è ora proprietaria di ben dieci navi, la maggior parte delle quali chimichiere.
 Nonostante la crisi economica generale e quella dell’attività armatoriale in particolare, tanto che la stessa rivista commenta l’acquisto della chimichiera come un fatto «in controtendenza rispetto al generale panorama di cessioni» nel settore, gli affari dei De Poli oltre confine vanno a gonfie vele. A Pellestrina, invece, per mesi non hanno pagato stipendi e Tfr ai dipendenti, che per avere una parte di quei soldi dal commissario giudiziale hanno dovuto attendere più di un anno, non hanno onorato i debiti con decine di piccole imprese artigiane, alcune delle quali sono state costrette a chiudere bottega perchè a loro volta non hanno potuto pagare dipendenti e fornitori, e con le banche.
 Stando ai conti, il passivo dei Cantieri De Poli è stato di ben 136 milioni di euro e solo una piccola parte di quel debito è stato coperto, grazie alla vendita di tre navi e dello stesso cantiere da parte del commissario Emilio Borella. Quando la storica impresa rischiava il fallimento due erano le strade possibili per evitarlo. La prima era quella che i De Poli mettessero sul piatto le loro proprietà, i loro conti bancari; la seconda quella del concordato preventivo. La famiglia De Poli sostenne di non avere un euro, così è stata intrapresa l’altra strada, che ha permesso ai creditori di incassare solo una piccola parte di ciò che era loro dovuto. All’estero, però, i De Poli hanno continuato la loro attività armatoriale e, grazie al magazine «Ship to Shhore», ora è evidente che in Olana i soldi c’erano e ci sono, tanto da poter pagare 15 milioni di dollari.

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