martedì 19 luglio 2011

De Poli, truffa alla Ue. Una perizia sulle navi

 Un esperto dovrà valutare se i contributi erano dovuti

Sarà una perizia a dover stabilire se sia stata effettivamente commessa una truffa ai danni dell’Unione europea, oppure se le navi realizzate dai cantieri De Poli di Pellestrina avessero diritto ai contributi comunitari che hanno ricevuto nel 2007, pari a 3 milioni e 200mila euro.
      Ieri mattina il giudice per l’udienza preliminare Michele Medici ha affidato l’incarico all’ingegner Stefano Malagoli, al quale spetterà il compito di valutare se quelle navi sono chimichiere, come sostenuto dai cantieri De Poli, e dunque meritevoli degli aiuti eruopei, oppure gasiere, come ritiene la Procura di Venezia che, sulla base della consulenza eseguita da un consulente della Capitaneria di Porto, ha chiesto il rinvio a giudizio di 9 persone con l’accusa di truffa e falso. Il perito avrà 180 giorni di tempo per concludere il proprio lavoro: la sua relazione sarà discussa davanti al gup nell’udienza del 13 aprile del prossimo anno.
      Il pm Giorgio Gava ha messo sotto accusa Davino, Giovanna e Chiara De Poli (chiamati in causa rispettivamente in qualità di amminstratore delegato, presidente e consigliere d’amministrazione degli omonimi cantieri di Pellestrina) , nonché altre sei persone: il direttore del cantiere, Massimo Juris; il direttore dei lavori delle due navi, Roberto Smeraldi; un dirigente del ministero dei Trasporti, Pasquale Carretta e tre funzionari del Rina, il Registro navale, Alessandro Cardamone, Massimo Volta e Paolo Sanza. Per tutti l’accusa è di concorso in truffa, per aver fatto passare per chimichiere, delle navi che in realtà erano delle gasiere. A Cardamone, Volta, Smeraldi e Giovanni De Poli viene contestato anche il falso ideologico.
      Le richieste di finanzimento risalgono al 2004 e vennero definitivamente liquidate tre anni dopo, nel 2007: un milione e 600mila euro per nave, come compenso una tantum, previsto per alcune tipologie di navi, come appunto le chimichiere. Per la procura, quelle navi erano delle gasiere che non avevano diritto ad alcun aiuto; tesi contastata dalla difesa, secondo la quale è tutto in regola. A formalizzare al gup una perizia sulla natura delle navi è stato l’avvocato Luigi Ravagnan.

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