venerdì 29 aprile 2011

Il Mose conquista sindaco e assessori

La Giunta comunale ha visitato i cantieri, tutti impressionati dalle gigantesche strutture
Dimenticate le perplessità: «Opera straordinaria. Grazie allo Stato per le sue attenzioni»
724.jpg Fino a un paio di anni fa il Mose era visto come il fumo negli occhi dall’amministrazione comunale, o al limite come un "male necessario". Il sindaco Giorgio Orsoni, che ieri ha portato tutta la giunta (oltre al direttore generale, Marco Agostini, il vicedirettore Luigi Bassetto, il capo di gabinetto Romano Morra e il segretario generale Rita Carcò) in visita ai cantieri di San Pietro in Volta e di Punta Sabbioni, ha portato una visione politica dell’opera completamente differente. Che, una volta per tutte, accantona l’antico rapporto conflittuale tra la città e il Governo su questo tema.
      «Complimenti per il cantiere - ha detto Orsoni al presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, e agli ingegneri coordinatori - che fa un’impressione completamente diversa dal vivo. È un’opera di ingegneria straordinaria, forse la più importante in questo momento al mondo. C’è da essere soddisfatti - ha aggiunto - per l’attenzione che lo Stato mette a tutela di Venezia e per questo intervento che dà un’immagine positiva della capacità organizzativa italiana nel mondo e anche di rispetto ambientale. Ricordo, infatti, che la laguna senza l’intervento dell’uomo sarebbe destinata a sparire. Secoli fa la Serenissima deviò il corso dei fiumi, oggi la tecnologia ci consente qualcosa di differente. Speriamo che si ricordi anche di darci qualcos’altro. Lo so che è sempre il solito discorso, ma abbiamo davvero bisogno di fondi straordinari per la manutenzione di una città che, come può osservare chiunque, è diversa da tutte le altre».
      Guai, però, a parlare di "resa" dell’amministrazione.
      «Il Mose è oggettivamente un’opera che va al di là della competenza di un comune. Bisogna essere realistici: questo intervento poteva farlo solo lo Stato».
      Il sindaco è anche intervenuto sulla vicenda delle famose "compensazioni" per l’impatto che l’opera avrebbe sull’ecosistema. Secondo i calcoli del Consorzio, queste compensazioni dovrebbero costare 128 milioni.
      «C’è stata finora - ha aggiunto - sempre ampia disponibilità del Magistrato alle Acque ad affrontare temi spiccioli. Ora ragioneremo su quelli più grandi. Vorrei anche chiarire un equivoco di fondo: il Mose e la Legge speciale sono due partite differenti e il Comune non ha mai avuto voce in capitolo sull’opera, ma ha solo gestito i fondi di legge speciale, secondo me con ottimi risultati».
      Ora che i fondi non ci sono più, il Comune ha un forte bisogno di trovare un’alternativa, che però risulta quasi impossibile.
      «La specialità di Venezia - ha ribadito - non viene meno con la realizzazione del Mose e per questo non smetteremo mai di sollecitare il Governo ad intervenire, Nessuno può negare che Venezia abbia esigenze di ordinaria manutenzione completamente diverse da quelle delle altre città, pertanto chiederemo che la nostra specialità continui ad essere riconosciuta allo stesso modo in cui lo Stato lo ha fatto per altre città».
      Il riferimento è ovviamente ai soldi di Roma capitale, senza i quali la città sarebbe probabilmente in serie difficoltà.
      «La Legge speciale - ha concluso Orsoni - è stata uno dei due pilastri su cui si reggevano i nostri bilanci. Ora che è venuto meno anche il secondo, cioè il Casinò, bisognerà impostare i prossimi bilanci senza fare troppo affidamento sulle risorse esogene».

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