venerdì 25 marzo 2011

Muro d’acqua fredda, seppie introvabili

Le seppie quest’anno arrivando dal mare per deporre le uova come ogni anno, si sono trovate davanti a un muro di acqua dolce. Un muro che sul fondo arrivava anche a quattro metri di altezza. Acqua fredda inospitale per far nascere i piccoli. E quindi hanno preferito girare la testa e andarsene Verso il largo. Ma così stanno facendo anche gli asià e i cagnetti che seguendo un ancestrale richiamo si avvicinavano alla costa per riprodursi. E le reti rimangono vuote. Quel muro d’acqua è l’ultimo guasto che le alluvioni avvenute in pianura stanno facendo all’equilibrio della natura. Questi muri d’acqua che i biologi marini chiamano «lenti» sono sempre più frequenti e sempre più consistenti.
 La stagione della pesca delle seppie è iniziata il 1º marzo e per legge deve terminare il 15 maggio. «In questi giorni è stato un disastro. Le reti che abbiamo sistemato aL largo sono rimaste praticamente vuote. Mediamente in un giorno abbiamo pescato quindici, venti chili di seppie», spiega Francesco Ballarin, pescatore di Pellestrina. «Per giunta si sono incastrati nelle reti parecchi alberi anche da 25 metri di lunghezza ciascuno. Stiamo pagando noi per quello che la pianura, le città scaricano in mare. Ma a noi nessuno ci risarcisce», ricorda Ballarin.
 La storia delle seppie che gravide ritornano a deporre le uova verso la costa dove le acque sono meno profonde è affascinante ed è dettata da leggi scritte nel delicato libro dell’equilibrio della natura che l’uomo non riesce a spiegare. Ed è legata al numero 13, il valore della temperatura che, due volte l’anno, consente agli strati dell’acqua (più calda in superficie e meno sul fondo), di mescolarsi e risvegliare la vita ancora in letargo. È la primavera del mare ed è in quel momento che arrivano le seppie per riprodursi e i pescatori le catturano. «Alcuni giorni fa mentre eseguivo la perizia per conto del Tribunale ho registrato che a tre miglia dalla costa di Pellestrina, sul fondo, c’è una lente di acqua dolce di tre-quattro metri. Un muro che fa allontare le seppie», spiega il dottor Federico Grim dell’Ecoscreen di Trieste e noto biologo marino. «È la conseguenza delle alluvioni avvenute in pianura e delle grosse quantità di acqua dolce e fredda portata dai fiumi al mare in brevi periodi. In primavera si sono sempre registrati fenomeni del genere ma non di queste dimensioni. Sono fenomeni tipici della tropicalizzazione e continuando in questo modo porteranno ad un cambiamento della vita sottomarina con la presenza di nuovi pesci. Penso che lo stesso fenomeno della scarsità di vongole è da ricondurre a questa acqua dolce. Infatti le vongole percepiscono l’abbassamento della temperatura e s’infilano sul fondale anche di 19-15 centimetri rintornando a un pre-letargo. Appena la temperatura salirà usciranno», conclude Grim. «A mio parere bisogna regimentare questi flussi di acqua in pianura, magari creando dei bacini di espansione».

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