lunedì 7 febbraio 2011

Fari rotti, la palestra della scuola è al buio

 La palestra della scuola media Loredan finisce sotto accusa a Pellestrina per la lunga lista di problemi legati a impiantistica e accessi. A sollevare la questione è Danny Carella, consigliere municipale ma al tempo stessa profondo conoscitore della situazione essendo anche atleta e istruttore per una delle società che usufruiscono degli spazi alla Loredan. «Il principale disagio è quello legato alla illuminazione - sottolinea Carella - su otto faretti ne funzionano solo tre, e altrettanti si accendono e spengono a intervalli di venti minuti, mentre due sono rotti. Ad aggravare la situazione il fatto che le luci rotte sono sullo stesso lato della palestra rendendo, di fatto, metà di essa completamente inutilizzabile trovandosi in penombra. In caso di rottura di un ulteriore faretto saremmo costretti a sospendere la nostra attività, impedendo a oltre un centinaio di bambini delle associazioni che frequentano la palestra di poter fare attività fisica». Ma c’è anche un problema legato alle docce. «In entrambi gli spogliatoi ne funziona solo una su due - rincara il consigliere municipale del Pd - Questo inconveniente ci costringe a finire i nostri corsi con abbondante anticipo per poter permettere agli atleti di lavarsi nell’unica doccia funzionante. E toccando il tema del riscaldamento, dei 4 aerotermi presenti solo la metà funziona. A volte tutto si spegne, e quando ciò accade siamo costretti a sospendere le lezioni, considerando anche che il karate è uno sport che necessita di essere praticato a piedi nudi, e non è opportuno far fare attività sportiva in quel modo a bambini con temperature polari». Infine la questione degli accessi. «Alla porta che immette agli spogliatoi è stata applicata una serratura che permette l’apertura solo dall’interno. Cose dell’altro mondo - conclude Carella - Ciò implica che un responsabile delle associazioni deve restare per tutto il tempo all’entrata, a fare il portiere per consentire l’ingresso degli atleti e dei genitori, e garantire così la sicurezza delle persone».
Simone Bianchi 

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