venerdì 4 giugno 2010

Pescatori all’assalto di Venezia

Mercoledì 2 Giugno 2010
Contro le nuove norme europee 200 pescherecci nel canale della Giudecca

Bocciata la sperimentazione della Regione, mercoledì vertice con Galan


Da ieri per la normativa europea non possono più pescare, come si sapeva
peraltro da anni. Così hanno giocata la solita, ultima carta, quella
dell’"assalto" a Venezia. Hanno preso i loro pescherecci e hanno fatto
rotta verso i palazzi del potere, in laguna, per chiedere alla politica
una soluzione concreta e rapida, dopo anni di rimpalli e chiacchiere.
Prima un centinaio, poi duecento, forse più, imbarcazioni grandi e
piccole, in arrivo da Burano,
Pellestrina,
Chioggia, Cavallino, Caorle, fino a Porto Tolle, hanno invaso il Canale
della Giudecca, da Punta della Salute al Molino Stucky. Tutto un
comparto mobilitato, quella della pesca veneta, che con il 1. giugno, è a
terra: ben 300 pescherecci per un totale di oltre 1.400 addetti, che
vivevano di un sistema di pesca che per la normativa europea non è più
possibile.

      Peccato che per prepararsi a questo momento, la Ue
avesse dato ben quattro anni di tempo che in Italia, a differenza di
altri paesi, sono trascorsi invano. Ed ecco la disperazione, ma anche la
rabbia della categoria, che a fronte della proposta di sperimentazione,
con tanto di aiuti, rilanciata ieri dall’assessore regionale alla
pesca, Franco Manzato, si è detta insoddisfatta, tanto da voler
prolungare ad oltranza l’"assedio" a Venezia: «Fino a quando il ministro
Giancarlo Galan non avvierà una trattativa vera con l’Unione europea».

     
Una giornata lunga, iniziata con il suono lugubre delle sirene dei
pescherecci calati su Venezia. A decine hanno ormeggiato lungo le rive
del Canale della Giudecca, senza comunque mai bloccare il traffico
acqueo. E mentre a bordo si cucinavano le "ultime angue" («Anche queste,
con la nuova normativa, non si potranno più pescare» si lamentavano i
pescatori), a Palazzo Balbi iniziava la lunga riunione tra l’assessore
Manzato e una folta delegazioni di cooperative, associazioni di
categoria, amministratori locali. A porte chiuse, i pescatori si sono
sfogati prendendosela un po’ con tutti. Da Zaia, che ieri non era a
Venezia e non li ha ricevuti: «Lo abbiamo votato e ora ci sta tradendo».
A Galan: «É un nemico della pesca. Lui è un ambientalista, ma noi siamo
veneti».

      Manzato, da parte sua, ha messo sul piatto un
finanziamento ad hoc per partire con una sperimentazione che metta a
confronto vecchio e nuovo sistema di pesca. Un lavoro scientifico per
dimostrare all’Unione europea che in Alto Adriatico la nuova normativa
non regge e va quindi riconosciuta la specificità territoriale. Proposte
interessati, hanno ribattuto i rappresentanti di categoria, ma intanto
come vivranno i pescatori? Senza un via libera dalla Ue, non si può
nemmeno sperimentare, senza incappare nelle pesanti multe. Dilemmi
ribaditi anche al prefetto di Venezia, Luciana Lamorgese, dove la
delegazione è stata accompagnata dallo stesso Manzato. Intanto Lucio
Tiozzo, consigliere regionale del Pd, partiva all’attacco di governatore
e ministro: «L’applicazione di questa normativa si tradurrà nella
perdita di 400 posti di lavoro, oltre ai contraccolpi all’indotto - ha
riassunto, in una nota -. Zaia e Galan, in nome della loro guerra
interna, hanno lasciato che questa bomba ad orologeria esplodesse». Ben
diversa la "lettura" dell’assessore: «Giocare alla ricerca delle
responsabilità non produce reddito e non dà lavoro. Se qualcuno pensa
che questa vicenda gli possa tornare utile a risolvere problematiche
politiche interne, sappia che queste non ripagano: è il momento di agire
e rapidamente». Dichiarazioni che si sono rincorse per tutto il giorno,
fino a quella dello stesso Galan che nel pomeriggio ha annunciato la
convocazione delle associazioni di categoria, per mercoledì prossimo, a
Roma.

      Abbastanza per convincere i pescatori veneti a mollare
l’assedio? Ieri sera sembrava proprio di no.


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