giovedì 24 giugno 2010

«Al cantiere del Mose si facciano lavorare i disoccupati dell’isola»


Lo chiamano "federalismo occupazionale". E sono convinti che se il
sindaco Giorgio Orsoni alzasse il telefono, la cosa potrebbe andare in
porto. Ossia: far lavorare nei cantieri del Mose i disoccupati di San
Pietro in Volta e di Pellestrina. Gente senza lavoro nell’isola ce n’è:
«La crisi è drammatica», hanno detto Renato Boraso e Alessandro Scarpa, i
due consiglieri comunali del centrodestra, il primo del Pdl, il secondo
della Lista Brunetta, che hanno presentato una interrogazione con
l’intento di far assumere dal Consorzio Venezia Nuova i disoccupati e i
cassintegrati del posto. Tanto più che dei tre cantieri del Mose, due si
trovano proprio a Pellestrina: a Santa Maria del Mare e a Ca’ Roman. «È
gente specializzata, ci sono i saldatori rimasti senza lavoro dopo la
chiusura dei Cantieri De Poli, ci sono i pescatori che hanno la patente
nautica. Potrebbero essere tutti impiegati nei cantieri delle dighe
mobili», hanno spiegato Boraso e Scarpa. Che hanno pure lanciato un
monito: «Vivere in quell’isola è impossibile, non c’è scampo se non
andarsene. La pesca è in crisi, i cantieri De Poli hanno chiuso i
battenti, quel poco che c’era di botteghe s’è dovuto arrendere dopo lo
"sbarco" della Coop. La gente non riesce neanche più a pagare le rate
del mutuo così le case finiscono all’asta». La proposta avanzata
nell’interrogazione al sindaco è di impiegare i cassintegrati e i
giovani residenti a Pellestrina e a San Pietro in Volta nei servizi
legati ai cantieri del Mose: «Guardiania, pulizie, la stessa mensa». I
due consiglieri ammettono: «Non è competenza del sindaco, ma il sindaco
potrebbe far presente la situazione al Magistrato alle Acque, tanto più
che il Consorzio Venezia Nuova sta facendo adesso le assunzioni per i
cantieri del Mose».

Nessun commento:

Posta un commento