sabato 24 aprile 2010

«Lo porterò sempre nel cuore»




«Io sono il papà di Brahim. Non sono scappato, e a mio figlio ho sempre
voluto bene». A parlare è Habib Nsib, 34 anni, papà del piccolo travolto
da un’auto a Pellestrina. L'uomo, che dal 2008 è separato dalla moglie e
non risiede più in isola, per la prima volta rompe il silenzio
chiedendo di parlare per raccontare la sua «verità» ed esprimere il suo
dolore. Un modo per rispondere alle critiche che erano circolate in
questi giorni. «Ho letto tante cose inesatte. Non sono affatto sparito,
tanto che sono stato io a mettermi in contatto, appena saputo
dell’incidente. Brahim è mio figlio e anche ieri l’ho accompagnato fino
all’ultimo passo terreno». Spiega di lavorare a Ventimiglia, nel settore
del turismo, dopo che per sette anni era stato dipendente in un bar a
San Marco: «mi sono trasferito perché non andavo d’accordo con la mamma
di
Brahim. Ma per mio figlio facevo tutto il possibile e soprattutto gli
ho sempre voluto bene.
É vero che non lo vedevo da circa tre mesi. Ma
una spiegazione c’è: spesso, c’erano difficoltà e
resistenze quando
dovevo
stare con lui. Ad esempio, una delle ultime volte, ho fatto 600
chilometri, appositamente perchè dovevamo vederci e poi, una volta
arrivato al Lido, mi hanno informato che lui non poteva venire.
Comunque, pur essendo distante, ho cercato di essere presente il più
possibile e di fare il massimo. Insieme giocavamo e davo alla mamma il
necessario per fare la spesa anche per lui. Nessun abbandono, quindi,
come qualcuno ha cercato di far credere. Di noi, insieme, ho tanti
ricordi bellissimi che porterò per sempre dentro di me».

      Habib
Nsib racconta anche del suo straziante addio a Pellestrina: «Con la
mamma ci sono tensioni per questioni private. Ma ieri tutto si è svolto
tranquillamente. Nonostante in tanti, anche persone vicine alla mamma,
mi avessero sconsigliato di essere presente a Pellestrina, io ho voluto
esserci».
(l. m.)


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