domenica 3 gennaio 2010

Pronto soccorso. Attesa infinita

Giovedì 31 Dicembre 2009

Con la presente denuncio quanto accaduto domenica scorsa. Il giorno di
Natale, a seguito di una brutta caduta ho riportato un trauma al piede;
abitando a
Pellestrina ho deciso di
attendere l'indomani per valutare se potesse esserci frattura o altro.
Il giorno seguente il dolore era diminuito ma non riuscivo a camminare
e così domenica mattina mi sono recata al Pronto Soccorso per
accertamenti, rivolgendomi all’ospedale civile. Arrivati
all'accettazione l'infermiere mi chiede nome e per quale motivo ero lì.
Rispondo consegnando documenti e spiegando in breve il motivo della
visita. Mi dice che ci saranno da attendere almeno due ore o più.
Passano tre ore tutti entrano ed escono ma noi rimaniamo nell'angolino.
Mi reco allo sportello e chiedo quanto più o meno c’è ancora da
attendere e mi dicono che ci sono altri 5 pazienti prima di me. Passa
un'altra ora e a quel punto il tempo di attesa è di 4 ore e, vedendo
sempre tutti gli altri pazienti entrare ed uscire dalla sala d'attesa,
tranne noi, torno a chiedere informazioni. L’infermiere guarda il
monitor e mi dice che ora di persone prima di me sono 8 e che non sa
dirmi quando sarà il mio turno.

      Un po' disorientata chiedo
spiegazioni riguardo il metodo utilizzato perchè, pur avendo massimo
rispetto per le urgenze, per le precedenze date dall'età, ecc., ci sarà
pur un momento dove anch'io, donna giovane, sana, con un trauma ad un
piede potrò essere visitata e mandata a fare delle radiografie?
L’infermiere mi risponde che, essendo un codice bianco non ho
precedenza e quindi non sa darmi un tempo d'attesa. Quando però sono
arrivata il tempo d'attesa a suo dire era di 2 ore 2 ore e mezzo...

     
Alla fine, a causa dell'atmosfera molto molto tesa, colma di puzza di
sudore, maleducazione, ignoranza e zero comprensione, ho deciso di
andarmene, senza niente di fatto... Ho vissuto all'estero per 5 anni e
quando si entrava in Pronto Soccorso la prima cosa che veniva fatta
dall'accettazione era farti compilare un questionario sul motivo per
cui ti trovavi lì; lo stesso veniva visionato da un medico (non
infermiere o altro!) ti dava un'occhiata veloce, decideva il grado di
priorità e se mandarti a fare degli esami specifici. A quel punto ti
veniva consegnato un numero e sul tabellone potevi controllare il tempo
da attendere. Le urgenze avevano una corsia preferenziale ma tutti
avevano diritto ad andare nel reparto per fare gli accertamenti e dopo,
solo dopo, attendere il proprio turno per la diagnosi e l'eventuale
cura o ricovero. Tanto difficile? Non mi sembra...

      Io
fortunatamente non avevo niente di grave però ho capito cosa provano
certe persone, soprattutto anziani, che non possono difendersi e
difendere i loro diritti.

      Evelyn Vianello    
     
Pellestrina

Nessun commento:

Posta un commento