domenica 21 giugno 2009

De Poli, in tre chiedono il fallimento

Le ditte pronte a presentare istanza al giudice. Settimana decisiva per Pellestrina

 

Ci sono già tre ditte, tra il migliaio di creditori, pronte a presentare un’istanza di fallimento contro i cantieri navali De Poli di Pellestrina. I nomi delle aziende non sono ancora stati ufficializzati, ma le istanze potrebbero essere presentate al giudice delegato, Luca Marini, già da domani. Si allontana quindi la prospettiva di un concordato migliorativo che, a livello, teorico, i De Poli potrebbero ancora presentare. I debiti, come ha spiegato nei giorni scorsi il commissario giudiziale dottor Emilio Borella ammontano a circa 113 milioni di euro. Di fronte a un introito stimato, e quindi nella migliore delle ipotesi, vendendo tutti i beni, comprese le tre navi in costruzione, del cantiere si arriva a circa 50 milioni. Per i novanta dipendenti torna d’attualità l’ipotesi, se il cantiere fallirà definitivamente, di essere assunti come maestranze per i cantieri del Mose dal Consorzio Venezia Nuova che, ancora nel dicembre scorso, aveva assicurato a Gusso questa disponibilità.
      La prossima settimana sarà quella decisiva per le sorti del cantiere, per decenni fiore all’occhiello di Pellestrina, ora ad un passo dalla parola fine. La prima ipotesi di concordato preventivo, a lungo sul tavolo, infatti, era stata rigettata dai creditori. Nessuno degli istituti di credito maggiormente esposti (da una parte Unicredit, dall’altra Monte dei Paschi di Siena e Antonveneta) ha accolto con un parere positivo la proposta. Sono arrivati voti di creditori, sull’ipotesi di concordato formulata, solo su un capitale di 14 milioni mentre perché la proposta potesse essere accolta andava raggiunta almeno la quota di 40 milioni. La proposta di concordato, che è stata bocciata, prevedeva il pagamento al 100 per cento dei creditori cosiddetti privilegiati (ovvero i dipendenti, i piccoli fornitori e artigiani) mentre per quanto riguarda i creditori chirografi era stata fatta una distinzione in due classi. La “A” per un finanziamento di cinque milioni fatto da una banca all’azienda per permettere la costruzione di una nave, che sarebbe stato pagato al 50 per cento, e la classe “B” per tutti gli altri creditori, compresi altri istituti di credito, che sarebbero stati saldati al 19,01 per cento.
      Lorenzo Mayer

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