venerdì 10 ottobre 2008

Due ore di battaglia legale al Tar sui cantieri del Mose. Scontro tra Consorzio, Comune e ambientalisti

 

(pl.t.) Due ore di battaglia legale, ieri, di fronte alla prima sezione del Tar del Veneto. Un'enormità, visto che un'udienza di merito di fronte ai giudici amministrativi dura mediamente poco più di mezz'ora. Ma ieri era di scena il Mose. O per essere più precisi, i due ricorsi presentati nello scorso novembre dal Comune di Venezia e dal Wwf contro la delibera del 31 luglio 2007 con la quale la Commissione di salvaguardia diede il via libera al cantiere per la piattaforma, che incide su 15 ettari di spiaggia di Santa Maria del Mare a Pellestrina , dove vengono realizzati i cassoni per il completamento delle dighe mobili. E, con la stessa delibera, venne autorizzata la realizzazione anche del villaggio per i 400 operai che lavorano al Mose. Sui due ricorsi, altra particolarità di questa vicenda giudiziaria, non è mai stata discussa la richiesta di sospensiva, in quanto i ricorrenti nell'aprile scorso, dopo alcuni rinvii, vi hanno rinunciato per ottenere un giudizio di merito in tempi più celeri. E l'udienza di merito si è tenuta ieri, accorpando i due ricorsi.

Il primo affondo è giunto dai legali della parte ricorrente, la Commissione di salvaguardia e il Consorzio Venezia Nuova che hanno rilevato l'inammissibilità dei ricorsi perché tardivi in quanto i documenti sarebbero stati noti già da un paio d'anni. La replica dei legali dell'Avvocatura civica e del Wwf ha sottolineato che solo il parere della Salvaguardia era impugnabile, mentre quelle presentate nei due anni precedenti erano considerabili semplici proposte. La controffensiva dei ricorrenti si è appuntata sulla natura giuridica della piattaforma e del villaggio, ritenendo che le loro dimensioni non possano farle considerare come opere di servizio per le quali le autorizzazioni sono più blande, come sostenuto dalla parte resistente. In sede di conclusioni il Wwf ha richiesto il blocco del cantiere, mentre il Comune, in subordine, si è mostrato disponibile anche ad un risarcimento del danno. Ora la parola passa ai giudici che emetteranno la sentenza, probabilmente, nell'arco di qualche mese.

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