domenica 5 agosto 2007

Il cantiere di prefabbricazione


Il cantiere di prefabbricazione degli enormi cassoni di base e di spalla del Mose a Pellestrina
è illegittimo». Lo sostiene Stefano Boato, rappresentante del ministero
dell'Ambiente e tutela del territorio in Commissione di Salvaguardia.

«Ha
un grandissimo impatto ambientale e paesaggistico - sostiene -
superiore agli stessi cantieri del Mose. Il Consorzio Venezia Nuova ha
deciso di realizzarlo proprio lungo i litorali, presso le tre bocche di
porto, nelle aree più tutelate da norme e vincoli. La realizzazione dei
cantieri - prosegue Boato - è stata avviata modificando le previsioni
del progetto approvato nel 2003, modificando la verifica di impatto
ambientale statale con una verifica regionale e senza sottoporre il
progetto al parere paesaggistico della Commissione di Salvaguardia. In
particolare, il cantiere di maggior dimensione e impatto, che ha
avviato i lavori nell'autunno del 2006, è stato collocato sopra la
spiaggia di Pellestrina nord».
Secondo Boato, il parere positivo della Commissione di Salvaguardia su
questo cantiere («rilasciato a tempo record lo scorso 31 luglio, dopo
quasi un anno di contestazioni del ministero dell'Ambiente, della
Comunità Europea e del Comune di Venezia, cercando così di sanare a
posteriori un evidente illecito») sarebbe illegittimo per almeno tre
ordini di motivi. Innanzitutto, perché sostituisce quello
precedentemente individuato nell'ambito del progetto deliberato dal
Comitatone nel 2003, modificando la valutazione di impatto ambientale
(necessaria anche secondo il Palav, piano ambientale per la laguna) con
un provvedimento regionale. In secondo luogo, perché «il cantiere
avrebbe dovuto essere oggetto di parere paesaggistico prima della
realizzazione non essendo "di modeste dimensioni" e dovendo durare "un
apprezzabile lasso di tempo", almeno sei anni». Essendo, inoltre, il
territorio sul quale insiste, la piattaforma di Pellestrina
nord, assoggettato a ben quattro vincoli paesaggistici sovrapposti, «a
norma del Codice non è ammissibile la sanatoria a posteriori ed è
obbligatoria la "rimessa in pristino"».

Boato
insiste molto su questo punto specifico. «Il parere paesaggistico su
tale opera - afferma infatti - avrebbe dovuto essere negativo dato che
in territorio vincolato non sono ammesse "modificazioni con pregiudizio
dei valori paesaggistici" e "che alterino lo stato dei luoghi e
l'aspetto esteriore". Il Magistrato alle Acque - conclude - non ha
neppure presentato la Relazione Paesaggistica obbligatoria per legge
per l'esame di ogni intervento».

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