giovedì 28 dicembre 2006

Aree di pesca, cresce la tensione

CHIOGGIA I soci della Cooperativa Coopesca accusano i colleghi di Pellestrina e San Pietro di sconfinare dalla loro zona
Gli episodi segnalati quotidianamente al Gral: «Se non si fanno rispettare le regole va a finire molto male»

Sconfinamenti ormai
abituali in laguna e conseguenti invasioni delle aree di pesca con il
contorno di denunce al Gral e con il proposito, fin qui solo enunciato,
di difendere con le unghie e con i denti il poco che resta da pescare.
Il tutto lungo la linea di confine ed anche ben oltre, che separa le
aree per ora di pesca, un domani di allevamento, dei caparozzolanti del
Consorzio "La Cavana" ed i colleghi della Cooperativa Coopesca. I primi
che hanno una concessione, fin qui solo preassegnata di 575,5 ettari e
sono quasi tutti di Pellestrina e San Pietro, gli altri, chioggiotti, che hanno un'area di 134,5 ettari.

Le
due aree dapprima distinte da radi paletti sono state, a cura del Gral,
Gestione risorse alieutiche della laguna, abbastanza ben delimitate.
Ma, stando ai caparozzolanti della Coopesca, mentre dal lato che guarda
il canale dei petroli, dove il fondale è poco profondo, i pali sono
rimasti, dall'altra parte, verso il cordone litoraneo i pali sono
scomparsi e le barche con l'attrezzo vibrante passano e sconfinano che
è un piacere. Tanto che ieri mattina, alle 7 (il permesso di pesca
prevede che si inizi a lavorare alle otto ma nessuno lo rispetta) ne
sono state fotografate (i caparozzolanti della Coopesca si dicono
pronti ad esibire la documentazione se qualcuno avesse dei dubbi) ben
dodici e tutte all'interno dell'area dei chioggiotti. "Da noi è rimasto
un po' di prodotto - dicono i soci della Coopesca - e quelli della
Cavana vengono e portano via tutto. Sabato prima di Natale eravamo a
casa per le condizioni del tempo. I colleghi della Faro Azzurro, un
altro consorzio che ha la concessione vicina alla nostra, ci hanno
informato che sulla nostra area c'era addirittura una trentina di
barche di Pellestrina e San
Pietro". Naturalmente le denunce e le segnalazioni al Gral sono
pressoché quotidiane. Una volta è stata informata anche la sala
operativa della Questura. "C'è stata un'uscita delle forze dell'ordine
- raccontano i soci della Coopesca - e per quel giorno non siamo stati
invasi". In pratica, a sentire i pescatori di Chioggia, la storia è
iniziata il 5 dicembre, vale a dire il primo giorno in cui è stata
autorizzata la pesca controllata che si potrà effettuare fino al 15 del
prossimo gennaio. I caparozzolanti di Chioggia puntualizzano proprio il
fatto che si tratta di "pesca controllata" e si chiedono chi
effettivamente controlla visto che in laguna succede di tutto. "Siamo
costretti ad uscire sempre prima la mattina -raccontano i pescatori.-
Così facendo contravveniamo all'orario stabilito. Ma per quanto presto
arriviamo nella nostra area di pesca vi troviamo già quelli di Pellestrina
e di San Pietro, che non si accontentano di sicuro di aver ottenuto
un'area vastissima, quattro volte più grande della nostra ed arraffano
tutto quello che si può prendere. La nostra cooperativa è composta di
70 soci. Usciamo a turno: dieci barche al giorno, secondo un preciso
piano programma, che va a farsi friggere se altri ci porta via quello
che ci è stato assegnato. O qualcuno interviene ed impone il rispetto
delle regole, o va a finire molto male", avvertono i caparozzolanti
della Coopesca.

Giorgio Boscolo

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