sabato 4 novembre 2006

Sono passati 40 anni...


Sono passati 40 anni da quel tragico 4 novembre che segnò in modo indelebile la vita degli abitanti di Pellestrina
. In isola non ci saranno commemorazioni o mostre fotografiche, a
ricordare l'evento, ma poco importa: i pellestrinotti non possono
dimenticare che, quel 4 novembre 1966, la tragedia fu solo ad un passo
dal compiersi. Efficace, nella sua drammaticità, è la ricostruzione di
quelle ore drammatiche, nella cronaca effettuata dall'allora
maresciallo dei carabinieri, Giovanni Cester. Il diario (in mostra da
oggi al Fontego dei Turchi) inizia già dalla
sera del 3 novembre, raccontando che, visto il tempo, vi è già un po'
di preoccupazione, tanto che, le barche da pesca rimangono a riva. La
narrazione del giorno successivo è un crescendo di angoscia. Alle due
di notte l'acqua già lambisce la riva, e il mare fa sentire la sua voce
cupa e minacciosa. Alle cinque del mattino la laguna ha aumentato in
maniera consistente il livello, il mare "tuona". Alle 8 inizia la
preoccupazione. Cester parla di assenza di flusso delle maree. Il mare
e la laguna aumentano di livello. Già qualcuno parte con la propria
barca, a cercare rifugio da altre parti. Alle 10 si inizia ad
intravedere la tragedia. Alcune dighe cedono, e i primi massi divelti,
vengono trasportati, dalla furia delle onde in strada. Alle 11 comincia
il terrore. I murazzi non tengono, l'acqua entra dappertutto. «Sono in
collegamento con i miei comandi: chiedo, urlo, imploro solo "navi,
navi, navi". Pellestrina deve
evacuare, il pericolo è di affondare tutti. Il mare è incontrollabile,
la forza e la volontà umana è come una pagliuzza contro un gigante.
Evacuare, salvarsi, è d'ordine umano». Il resto è storia nota. Dalle 16
alle 17.30, con l'arrivo di motonavi, si imbarcano oltre 4.000 persone.
Qualcuno rimane, e si rifugia nei piani alti delle loro case, poichè
l'acqua ha già toccato il soffitto dei pianiterra. «Sulle motonavi si
ode solo il silenzio della gente ammucchiata e sommessamente una prece
- Madonna, aiutami, Iddio, salvami». Alle 5 del mattino seguente,
l'isola è all'asciutto.

Annalisa Busetto

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