venerdì 28 luglio 2006

Accordo sul Tombolino ma la rabbia rimane

I pescatori dovranno turnarsi su 30 ettari di laguna, al massimo 60 chili al giorno: «Xe poco, xe niente»

 


I pescatori volevano Marotta e Tombolino, e hanno avuto solo il secondo, ma già da oggi potranno tornare a pescare per 45 giorni. Una boccata d'ossigeno, in attesa che Magistrato alle Acque, Regione, Provincia, sblocchino altre aree per dei periodi emergenziali di pesca gestita che accompagnino i caparozzolanti nel trapasso verso l'allevamento.

Il clima è tesissimo, e se la Provincia accusa i pescatori di «attacchi criminali», i caparozzolanti replicano chiedendo la testa dell'assessore alla Pesca, Luigi Solimini, e del direttore del Gral (il braccio operativo della Provincia per la pesca), Roberto Chiaia. «Dilettanti allo sbaraglio», ha accusato la presidente del Consorzio La Cavana, Gina Tiozzo, affermando che la colpa della protesta dei pescatori è solo loro. «È da 8 giorni - ha sostenuto la Tiozzo - che stiamo cercando di affrontare questo problema, e se si è risolto solo ora è per la manifesta incapacità di Chiaia e Solimini, che hanno portato la categoria all'esasperazione, e che ora si devono dimettere».

Per la pesca emergenziale, la Provincia aveva assegnato ai caparozzolanti di Pellestrina l'area di "Sottoventi", tra il Canale dei Petroli e il ramo sud del Melison, risultata poi poco produttiva perche tappezzata di alghe. I pescatori hanno puntato alla Marotta (tra Canale dei Petroli e Canale Fisolo), classificata dal punto di vista igienico sanitario ma non concessa dal Magistrato alle Acque per il rischio di perdita di sedimento, e al Tombolino. Un'area di appena 30 ettari, tra il ramo sud del Melison e il canale che porta a San Leonardo, ricca di vongole, ma non classificata.

La caratterizzazione spetta alla Regione, ma ci vogliono 3 mesi, così ieri, anche "grazie" alla protesta, si è cercata un'altra strada: i sindaci di Mira (27 dei 30 ettari del Tombolino) e di Venezia hanno emesso due ordinanze «indifferibili e urgenti» per ragioni di ordine pubblico, dichiarando provvisoriamente l'area idonea alla molluschicoltura, sotto la sorveglianza delle Ulss, e di conseguenza la Provincia ha potuto autorizzare già da oggi la pesca.

Al Tombolino, dunque, per 5 giorni alla settimana potranno andare 40 vibranti di Pellestrina alla volta. Dato che le barche sono 93, i caparozzolanti dovranno turnarsi, lavorando dunque 3 giorni in una settimana e 2 giorni nella successiva, portando a casa 60 chilogrammi di prodotto a testa per uscita. «Xè poco, xè niente», hanno mugugnato.

In prospettiva, l'area buona è la Marotta, ma per pescare serviranno le cosiddette "panne Boston", che impediscono la dispersione dei sedimenti. Dovrebbe comprarle il Gral, ma non ha soldi. «Le abbiamo comprate noi, le affitteremo al Gral», ha annunciato in modo sarcastico Francesco Ballarin "Sgarbi", uno dei pescatori. «Vorrà dire che invece che essere tutelati noi dal Gral, saremo noi a sostenerlo», ha concluso Nicola Scarpa, consigliere della Cavana.

S.T.

Nessun commento:

Posta un commento